“In giudizio non si crede se non a chi ha giurato.”
Così i romani sintetizzavano l’essenza sacrale che la formula del giuramento assumeva nelle azioni
processuali.
Ma in che modo si combatte una legge ingiusta? Chi si nasconde veramente dietro i volti di coloro
che hanno fatto della democrazia una deviazione politica personale e illegittima? E con quali mezzi
sono riusciti a trasformare una società civile in un teatro dell’orrore?
A. senza nome prende spunto dall’Antigone di Sofocle per rispondere a queste domande, dando vita
a un racconto epico-moderno tratto da un’avvenimento realmente accaduto.
Una donna decide di mettere in scena la sua storia attraverso un vero e proprio circo di personaggi
stravaganti, grotteschi, surreali; un mondo di facce e di esistenze – interpretate da lei stessa – che
l’aiuteranno ad esumare il proprio nome dimenticato prima ancora di quello del fratello morto e
l’accompagneranno fino a un’istante prima del numero finale dello show, in quell’attimo in cui il
respiro del pubblico si ferma mentre l’acrobata dà inizio alla sua danza nel vuoto, lassù in alto, per
aiutarci a sconfiggere le nostre stesse paure.
A. senza nome è una parabola in cui i personaggi della vicenda scritta da Sofocle si fondono con
altri della nostra contemporaneità; una storia tanto simile a quella dell’eroina greca quanto reale,
costruita grazie a un fitto gioco di ruoli creato dalla stessa protagonista per riuscire a entrare nella
trama della propria vita e contendere al suo avversario – che gli altri chiamano il Capo – quel
segreto che tutti devono conoscere.
“Quindi io, consapevole della responsabilità morale e giuridica che assumo con la mia deposizione,
m’impegno a dire tutta la verità e a non nascondere nulla di quanto è a mia conoscenza.”
In iudicio non creditur nisi iuratis.
“In giudizio non si crede se non a chi ha giurato.”
Così i romani sintetizzavano l’essenza sacrale che la formula del giuramento assumeva nelle azioni
processuali.
Ma in che modo si combatte una legge ingiusta? Chi si nasconde veramente dietro i volti di coloro
che hanno fatto della democrazia una deviazione politica personale e illegittima? E con quali mezzi
sono riusciti a trasformare una società civile in un teatro dell’orrore?
A. senza nome prende spunto dall’Antigone di Sofocle per rispondere a queste domande, dando vita
a un racconto epico-moderno tratto da un’avvenimento realmente accaduto.
Una donna decide di mettere in scena la sua storia attraverso un vero e proprio circo di personaggi
stravaganti, grotteschi, surreali; un mondo di facce e di esistenze – interpretate da lei stessa – che
l’aiuteranno ad esumare il proprio nome dimenticato prima ancora di quello del fratello morto e
l’accompagneranno fino a un’istante prima del numero finale dello show, in quell’attimo in cui il
respiro del pubblico si ferma mentre l’acrobata dà inizio alla sua danza nel vuoto, lassù in alto, per
aiutarci a sconfiggere le nostre stesse paure.
A. senza nome è una parabola in cui i personaggi della vicenda scritta da Sofocle si fondono con
altri della nostra contemporaneità; una storia tanto simile a quella dell’eroina greca quanto reale,
costruita grazie a un fitto gioco di ruoli creato dalla stessa protagonista per riuscire a entrare nella
trama della propria vita e contendere al suo avversario – che gli altri chiamano il Capo – quel
segreto che tutti devono conoscere.
“Quindi io, consapevole della responsabilità morale e giuridica che assumo con la mia deposizione,
m’impegno a dire tutta la verità e a non nascondere nulla di quanto è a mia conoscenza.”
In iudicio non creditur nisi iuratis.
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