Potrebbe sembrare un nomignolo simpatico quello che mia madre mi diede da bambina per sottolineare la mia vivacità. E in effetti, tutti in famiglia mi chiamavano “simpaticamente” così.
Quando mi vedevano arrivare, dicevano: “mo’ viene il feroce saladino!”…
In realtà, pare che fosse drammaticamente vero: non ero solo una bambina vivace. Ero una bambina feroce. Avrei potuto essere una Kickboxing, una lottatrice greco romana ma ho fatto l’attrice. Ho preferito salire sul ring dello spettacolo e tutta la mia grinta l’ho tradotta nelle caratterizzazioni dei personaggi che interpreto. Il palcoscenico diventa spazio vitale entro il quale comunico il mio essere, la mia voglia di vivere e di comunicare con la gente cercando di dare il meglio di me.
E sotto la brace della mia “vivacità” c’è la voglia di abbracciare il mondo.
“Mi chiamavano il feroce Saladino” più che uno spettacolo è un raccontare me stessa con tutte le spigolature del mio carattere, della mia indole, della mia creatività, ma anche della mia della mia esperienza di donna e di attrice e se mi posso permettere, anche della mia dolcezza quando, il feroce Saladino si assopisce con il calore del pubblico.