Preludes ha una struttura performativa aperta che, come suggerisce il titolo, prelude a una realizzazione imminente. Una forma in divenire, in continua mutazione che mi ha permesso – e permetterà ancora nelle repliche future – di raccogliere ed assemblare lavori sparsi, per l’occasione riadattati, ampliati o creati ex novo, tutti con la particolarità di una proiezione diretta della partitura musicale sulla struttura coreografica. Non solo di natura matematica, anzi principalmente di ispirazione ora sensoriale, ora autobiografica, o di sfida alle categorie di tempo e spazio. O di tutte queste possibilità insieme.
Ecco dunque la selezione di alcuni tra i più celebri preludi di Chopin, offrirsi alla solennità del ricordo di un grande Maestro, o riscoprire, nel Fauno di Debussy, l’attrazione tra i due protagonisti attraverso la sostituzione delle simbologie dell’eros, o infine, nella Ciaccona di Bach, che Ferruccio Busoni riscrive e trasforma, configurarsi il terreno impervio per una fuga coreografica, tradita nel suo apparente astrattismo, dal continuo affiorare della narrazione di una fisicità esaltata e straziante.
Preludes ha una struttura performativa aperta che, come suggerisce il titolo, prelude a una realizzazione imminente. Una forma in divenire, in continua mutazione che mi ha permesso – e permetterà ancora nelle repliche future – di raccogliere ed assemblare lavori sparsi, per l’occasione riadattati, ampliati o creati ex novo, tutti con la particolarità di una proiezione diretta della partitura musicale sulla struttura coreografica. Non solo di natura matematica, anzi principalmente di ispirazione ora sensoriale, ora autobiografica, o di sfida alle categorie di tempo e spazio. O di tutte queste possibilità insieme.
Ecco dunque la selezione di alcuni tra i più celebri preludi di Chopin, offrirsi alla solennità del ricordo di un grande Maestro, o riscoprire, nel Fauno di Debussy, l’attrazione tra i due protagonisti attraverso la sostituzione delle simbologie dell’eros, o infine, nella Ciaccona di Bach, che Ferruccio Busoni riscrive e trasforma, configurarsi il terreno impervio per una fuga coreografica, tradita nel suo apparente astrattismo, dal continuo affiorare della narrazione di una fisicità esaltata e straziante.
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