Attrice fra le più intense del cinema e del teatro italiano, nota al grande pubblico televisivo per l’irresistibile personaggio di Imma Tataranni ma anche per la sua magnifica interpretazione di Filomena Marturano, nell’omonima riduzione televisiva trasmessa con grande successo dalla Rai lo scorso inverno (Nastro d’Argento come miglior film Tv), Vanessa Scalera porta a Lucera, in una serata unica ideata per quest’occasione, alcuni folgoranti racconti tratti dai Sillabari di Goffredo Parise, libro culto del secondo Novecento italiano.
Un giorno, sul finire degli anni Sessanta, Parise vede nella piazza sotto casa un bambino con in mano un sillabario. Gli si avvicina e legge: «L’erba è verde». Sono tempi politicizzati, in cui si fa spesso ricorso a parole «difficili», e quella pagina limpida e colorata acquista il significato di un monito, un richiamo all’essenzialità della vita e della poesia: «Gli uomini d’oggi secondo me hanno più bisogno di sentimenti che di ideologie». Nasce così l’idea di una serie di brevi racconti (o romanzi in miniatura o poesie in prosa, difficile dirlo), dedicati a sentimenti umani essenziali, che disposti in ordine alfabetico compongono una sorta di dizionario. Come ha scritto Cesare Garboli, nei Sillabari Parise «distilla la pietra filosofale del raccontare. Ma non racconta, fa qualcosa di più. Invoglia a pensare che il mondo sia raccontabile, e che la sua raccontabilità sia una meraviglia da scrutare attraverso un foro minuscolo».
Attrice fra le più intense del cinema e del teatro italiano, nota al grande pubblico televisivo per l’irresistibile personaggio di Imma Tataranni ma anche per la sua magnifica interpretazione di Filomena Marturano, nell’omonima riduzione televisiva trasmessa con grande successo dalla Rai lo scorso inverno (Nastro d’Argento come miglior film Tv), Vanessa Scalera porta a Lucera, in una serata unica ideata per quest’occasione, alcuni folgoranti racconti tratti dai Sillabari di Goffredo Parise, libro culto del secondo Novecento italiano.
Un giorno, sul finire degli anni Sessanta, Parise vede nella piazza sotto casa un bambino con in mano un sillabario. Gli si avvicina e legge: «L’erba è verde». Sono tempi politicizzati, in cui si fa spesso ricorso a parole «difficili», e quella pagina limpida e colorata acquista il significato di un monito, un richiamo all’essenzialità della vita e della poesia: «Gli uomini d’oggi secondo me hanno più bisogno di sentimenti che di ideologie». Nasce così l’idea di una serie di brevi racconti (o romanzi in miniatura o poesie in prosa, difficile dirlo), dedicati a sentimenti umani essenziali, che disposti in ordine alfabetico compongono una sorta di dizionario. Come ha scritto Cesare Garboli, nei Sillabari Parise «distilla la pietra filosofale del raccontare. Ma non racconta, fa qualcosa di più. Invoglia a pensare che il mondo sia raccontabile, e che la sua raccontabilità sia una meraviglia da scrutare attraverso un foro minuscolo».
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