Una pietas contemporanea con vaghi rimandi al mondo immaginifico ed ironico di Roy Andersson.
Un microcosmo statico, corpi pronti al crollo, perché questo è ciò che resta al termine dell’oblio.
La città si “evolve”, espande, dimenticandosi e lasciando indietro coloro che una volta la rappresentavano con il loro dialetto, le loro memorie, rugosità.
Un lavoro che riporta ancora una volta la Compagnia ad una profonda indagine su cambiamenti e dinamiche sociali.
Una pietas contemporanea con vaghi rimandi al mondo immaginifico ed ironico di Roy Andersson.
Un microcosmo statico, corpi pronti al crollo, perché questo è ciò che resta al termine dell’oblio.
La città si “evolve”, espande, dimenticandosi e lasciando indietro coloro che una volta la rappresentavano con il loro dialetto, le loro memorie, rugosità.
Un lavoro che riporta ancora una volta la Compagnia ad una profonda indagine su cambiamenti e dinamiche sociali.
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