Cosa si è disposti a fare pur di ottenere il potere assoluto? E, una volta che lo si è ottenuto, a cosa serve se non a soddisfare i nostri più infantili e capricciosi desideri? Riccardo III è, fra i testi di Shakespeare, la più lucida e arguta rappresentazione del pensiero machiavellico e del cinismo del potere. L’opera è un vortice di vicende, una giostra di personaggi in cui la corona passa da una testa a un’altra. Vittime, complici e assassini, concorrono tutti insieme a dare vita a un affresco di una classe dirigente divorata unicamente dalla sete di potere e destinata ad assistere al trionfo del più perverso dei dittatori, il malvagio più malvagio della storia di Inghilterra, il deforme Riccardo di York. I secoli bui del medioevo stanno per tramontare e in Inghilterra, dilaniata da anni di guerra civile, è appena tornata la pace. La Guerra delle due Rose ha sancito la definitiva vittoria degli York sui Lancaster. Edoardo, ora, è il nuovo re di Inghilterra e tutti vorrebbero un lungo e produttivo periodo di benessere e tranquillità; ma nulla è più pericoloso della pace: sotto la cenere, cova il fuoco. Riccardo, duca di Gloucester e fratello del re, pur avendo giocato un ruolo fondamentale nella vittoria degli York, è stato ingiustamente escluso dal potere. Il risentimento verso suo fratello, come anche il desiderio di vendetta verso gli altri York è profondo e sconfinato. Ora il suo segreto obiettivo è diventare, a qualunque costo, re di Inghilterra. Pur di raggiungere il suo scopo, Riccardo mentirà, lusingherà e ucciderà. Mente a tutti, tranne che al pubblico, dichiarando apertamente, fin dal principio, il suo malefico progetto, nel tentativo di renderselo complice. Riccardo è ambizioso, perverso, rabbioso, manipolatore, ma è anche uno dei personaggi più seduttivi e affascinanti della storia del teatro mondiale. O forse Riccardo è semplicemente un uomo malato che non vuole più continuare a soffrire e che non chiede altro che di essere liberato, una volta per tutte, da quel corpo deforme che lo ha tormentato fin dalla nascita.
Cosa si è disposti a fare pur di ottenere il potere assoluto? E, una volta che lo si è ottenuto, a cosa serve se non a soddisfare i nostri più infantili e capricciosi desideri? Riccardo III è, fra i testi di Shakespeare, la più lucida e arguta rappresentazione del pensiero machiavellico e del cinismo del potere. L’opera è un vortice di vicende, una giostra di personaggi in cui la corona passa da una testa a un’altra. Vittime, complici e assassini, concorrono tutti insieme a dare vita a un affresco di una classe dirigente divorata unicamente dalla sete di potere e destinata ad assistere al trionfo del più perverso dei dittatori, il malvagio più malvagio della storia di Inghilterra, il deforme Riccardo di York. I secoli bui del medioevo stanno per tramontare e in Inghilterra, dilaniata da anni di guerra civile, è appena tornata la pace. La Guerra delle due Rose ha sancito la definitiva vittoria degli York sui Lancaster. Edoardo, ora, è il nuovo re di Inghilterra e tutti vorrebbero un lungo e produttivo periodo di benessere e tranquillità; ma nulla è più pericoloso della pace: sotto la cenere, cova il fuoco. Riccardo, duca di Gloucester e fratello del re, pur avendo giocato un ruolo fondamentale nella vittoria degli York, è stato ingiustamente escluso dal potere. Il risentimento verso suo fratello, come anche il desiderio di vendetta verso gli altri York è profondo e sconfinato. Ora il suo segreto obiettivo è diventare, a qualunque costo, re di Inghilterra. Pur di raggiungere il suo scopo, Riccardo mentirà, lusingherà e ucciderà. Mente a tutti, tranne che al pubblico, dichiarando apertamente, fin dal principio, il suo malefico progetto, nel tentativo di renderselo complice. Riccardo è ambizioso, perverso, rabbioso, manipolatore, ma è anche uno dei personaggi più seduttivi e affascinanti della storia del teatro mondiale. O forse Riccardo è semplicemente un uomo malato che non vuole più continuare a soffrire e che non chiede altro che di essere liberato, una volta per tutte, da quel corpo deforme che lo ha tormentato fin dalla nascita.
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