Il Corvaccio è il custode di un cimitero immaginario che, rivolgendosi direttamente ai lettori/spettatori, li invita a compiere con lui un viaggio tra le tombe e le storie delle persone che vi sono seppellite, dal robivecchi alla portiera, dall’avvocato alla barbona. Inoltrandoci lungo i settori del camposanto ascoltiamo le vite di personaggi malinconici e cinici, comici e sboccati, che salutano la vita perduta con irriverenza e vanno a comporre una geografia di ricordi e di modi da cui emergono le tante facce di Roma.
Un piccolo ma composito “raccolto dell’umano”, quello che compone questa “operina a più voci”, “un amaro e soave Spoon River dove gustiamo a ogni parola la malinconica ironia del dialetto romano”, come l’ha definita, nella prefazione al volume di Graziani, la poetessa Maria Grazia Calandrone.
Lino Guanciale e Lisa Natoli, con la complicità di due straordinari musicisti, Gabriele Coen e Stefano Saletti, inventano un percorso nel libro di Graziano Graziani, che ha tentato di incorniciare nella metrica del sonetto la vivacità irrefrenabile delle voci di Roma.
Il Corvaccio è il custode di un cimitero immaginario che, rivolgendosi direttamente ai lettori/spettatori, li invita a compiere con lui un viaggio tra le tombe e le storie delle persone che vi sono seppellite, dal robivecchi alla portiera, dall’avvocato alla barbona. Inoltrandoci lungo i settori del camposanto ascoltiamo le vite di personaggi malinconici e cinici, comici e sboccati, che salutano la vita perduta con irriverenza e vanno a comporre una geografia di ricordi e di modi da cui emergono le tante facce di Roma.
Un piccolo ma composito “raccolto dell’umano”, quello che compone questa “operina a più voci”, “un amaro e soave Spoon River dove gustiamo a ogni parola la malinconica ironia del dialetto romano”, come l’ha definita, nella prefazione al volume di Graziani, la poetessa Maria Grazia Calandrone.
Lino Guanciale e Lisa Natoli, con la complicità di due straordinari musicisti, Gabriele Coen e Stefano Saletti, inventano un percorso nel libro di Graziano Graziani, che ha tentato di incorniciare nella metrica del sonetto la vivacità irrefrenabile delle voci di Roma.
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