“Eccomi, sono Fernando Pessoa, o così mi hanno detto di essere” Così si presenta al suo pubblico un vecchio attore, accompagnato da un suonatore cieco di organetto, che si ritrova a recitare la sua, forse, ultima commedia. O dramma, chissà… Il duo, coppia simil-beckettiana un tempo di successo, si ritrova a fare spettacolo davanti ai pazienti di una clinica psichiatrica, scritturato dal suo direttore nella speranza che una pièce possa dare un po’ di conforto ai degenti. Il monologo dell’attore, in un finto dialogo con i pazienti, con l’organettista e – soprattutto – con sé stesso, si snoda toccando i più svariati temi dell’esistenza umana: finzione e rappresentazione, vita e morte, follia, amore, illusione e rimandando a quegli elementi della poetica di Luigi Pirandello e di Fernando Pessoa, i due grandi autori del novecento più volte citati nell’ opera, così cari all’autore. Il flusso tragicomico ed emozionale messo in scena dalla buffa coppia, tra confessioni deliranti, numeri da avanspettacolo e assoli di organetto, andrà a creare una vera e propria “sinfonia poetica”, nella quale lo spettatore-paziente non potrà, almeno a tratti, non rispecchiarsi.
“Eccomi, sono Fernando Pessoa, o così mi hanno detto di essere” Così si presenta al suo pubblico un vecchio attore, accompagnato da un suonatore cieco di organetto, che si ritrova a recitare la sua, forse, ultima commedia. O dramma, chissà… Il duo, coppia simil-beckettiana un tempo di successo, si ritrova a fare spettacolo davanti ai pazienti di una clinica psichiatrica, scritturato dal suo direttore nella speranza che una pièce possa dare un po’ di conforto ai degenti. Il monologo dell’attore, in un finto dialogo con i pazienti, con l’organettista e – soprattutto – con sé stesso, si snoda toccando i più svariati temi dell’esistenza umana: finzione e rappresentazione, vita e morte, follia, amore, illusione e rimandando a quegli elementi della poetica di Luigi Pirandello e di Fernando Pessoa, i due grandi autori del novecento più volte citati nell’ opera, così cari all’autore. Il flusso tragicomico ed emozionale messo in scena dalla buffa coppia, tra confessioni deliranti, numeri da avanspettacolo e assoli di organetto, andrà a creare una vera e propria “sinfonia poetica”, nella quale lo spettatore-paziente non potrà, almeno a tratti, non rispecchiarsi.
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