Il minareto di Fasano è una residenza signorile del 1912, un’architettura eclettica influenzata dallo stile moresco, costruita nei pressi delle colline della Selva di Fasano, in contrada Gordini, da Damaso Bianchi, artista e nobiluomo fasanese.
Essenzialmente nato per essere una villa residenziale, nel suo aspetto stilistico rappresenta la riproduzione perfetta di una costruzione orientale con alcune terrazze e una altissima torre-minareto che sovrasta tutta la zona silvana e la valle, formata dalla depressione carsica, di Canale di Pirro, con il caratteristico balconcino. Il panorama dalla torre è molto suggestivo: lo sguardo spazia da Monopoli a nord alla marina di Ostuni a sud.[3]
L’origine di questa costruzione deriva da un viaggio dell’ideatore nei paesi islamici.[1] Per realizzarla il nobiluomo fasanese utilizzò la mano d’opera giunta appositamente dall’Africa, molto probabilmente dalla lontana Tunisia, come pure gran parte dei materiali usati. Un’opera stonante con l’architettura locale, ma che contribuisce all’arricchimento culturale di essa.
La singolare costruzione fu destinata a residenza estiva familiare e sede culturale per lo studio, tanto amato da Damaso Bianchi, delle tracce orientali in Puglia.
Durante le feste mondane negli anni della Belle époque, il proprietario accendeva sulla cima della torre-minareto un lume ad acetilene che simboleggiava la luce della cultura, perché voleva che la struttura brillasse come le notti d’Oriente.
Fu anche scuola di tessitura tenuta dalla moglie Benedetta Tangari, in seguito alla scoperta di una correlazione tra la cultura della Valle d’Itria e quella orientale: i trulli, i tappeti fasanesi e le bisacce.
(Testo e foto da https://it.wikipedia.org/wiki/Minareto_di_Fasano)