La luce del giorno stana un’umanità di stranieri emarginati, una fauna impegnata nella dura lotta per la sopravvivenza, senza scrupoli né remore. In questo scenario di solitudini e sopraffazioni, di traffici e violenze, Koltès ambienta i temi che gli sono cari: l’arroganza del ricco Occidente, la fame disperata degli ultimi, lo scontro tra due mondi. Con decenni di anticipo, il drammaturgo francese, scomparso prematuramente nell’89, prefigura la cronaca tragica di questi giorni.
Se pensiamo che il testo è stato scritto alla fine degli anni ’70, c’è qualcosa di davvero profetico. Quarant’anni fa l’autore aveva intuito che la mescolanza di culture, tradizioni, migrazioni, sarebbe stata una miscela esplosiva, al punto da scatenare il terrorismo.
La luce del giorno stana un’umanità di stranieri emarginati, una fauna impegnata nella dura lotta per la sopravvivenza, senza scrupoli né remore. In questo scenario di solitudini e sopraffazioni, di traffici e violenze, Koltès ambienta i temi che gli sono cari: l’arroganza del ricco Occidente, la fame disperata degli ultimi, lo scontro tra due mondi. Con decenni di anticipo, il drammaturgo francese, scomparso prematuramente nell’89, prefigura la cronaca tragica di questi giorni.
Se pensiamo che il testo è stato scritto alla fine degli anni ’70, c’è qualcosa di davvero profetico. Quarant’anni fa l’autore aveva intuito che la mescolanza di culture, tradizioni, migrazioni, sarebbe stata una miscela esplosiva, al punto da scatenare il terrorismo.
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