GIORNATA DELLA MEMORIA – EDIZIONE SPECIALE  – LA PALESTRA

27 Gennaio 2025 ore 11.00

GIORNATA DELLA MEMORIA – EDIZIONE SPECIALE  – LA PALESTRA

“L’umorismo come ultima forma di difesa di fronte al Male”

a cura di Francesco M. Asselta

interventi di:

Michele Masneri (scrittore)

Xhuliano Dule (stand up comedian e autore)

Altea Chionna (Attrice)

Gaetano Partipilo (musicista)

In occasione della Giornata della Memoria, il 27 gennaio, il Teatro Piccinni apre le sue porte per un allenamento collettivo rivolto alle scuole. L’iniziativa ha come obiettivo quello di mantenere viva la memoria storica della Shoah, un evento tragico che ha segnato la storia del mondo e che non riguarda solo il popolo ebraico, ma l’intera umanità. Ogni anno viene approfondito un aspetto diverso di questa pagina drammatica della nostra storia, coinvolgendo artisti, giornalisti, intellettuali e, soprattutto, le nuove generazioni.

Una delle vicende più misconosciute dell’intera narrazione sulla Shoah è quella che riguarda il rapporto fra l’umorismo e la Shoah stessa. Paradossalmente, alcuni autori e comici che hanno vissuto nei campi di concentramento, pur essendo vittime di indicibili sofferenze, sono riusciti a trovare, in certi momenti, la forza di ridere. Ma come è possibile parlare di umorismo in un contesto tanto crudele e devastante?

Nel 1949, il filosofo Theodor W. Adorno dichiarò che “scrivere una poesia dopo Auschwitz è un atto di barbarie”, sottolineando quanto fosse difficile, se non impossibile, pensare alla bellezza o all’arte dopo aver vissuto l’orrore dei campi di concentramento. Ma questa affermazione solleva una domanda importante: si può davvero arrendersi a una tragedia così incommensurabile, o c’è qualcosa da capire dietro la scelta di chi, pur vivendo in un contesto di totale disumanità, ha continuato a cercare una via per esprimere la propria dignità e umanità?

Si può ridere di sé stessi mentre si è in compagnia del boia? Si può sorridere in un contesto così barbaro e tragico? Si può organizzare un cabaret all’interno di un lager, facendo sedere nello stesso luogo gli alti ufficiali nazisti accanto alle loro vittime?

Si può dire che anche quando l’esperienza ci conduce verso l’ultimo confine etico del genere umano, e un lager lo rappresenta plasticamente, l’umorismo della vittima può rappresentare non dico la salvezza, perché a milioni di ebrei quella è stata negata, ma può rappresentare la certificazione definitiva della propria umanità?

Si può restare umani in un contesto di oscenità e orrore?

Forse si, non c’è risposta più umana di questa.

 

 

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