“Panico. È l’esperienza del limite della vita. È la paura della paura”
In tempi come questi l’ansia è come l’aria, è l’habitat naturale delle nostre vite, è la premessa che non vedi, la “conditio sine qua non”. E anche quando non ne parliamo, ne stiamo parlando.
Nel poema epico “Le Argonau.che”, Apollonio Rodio narra di giovani eroi salpati alla ricerca di un tesoro inestimabile: il Vello d’oro. Oggi, però, i giovani Argonauti sembrano non salpare mai.
Come in un inverno perenne che non lascia intravedere la stagione delle partenze, sette ragazzi, ex compagni di liceo, si ritrovano per risolvere il mistero di un amico. Marco, il più brillante e ambizioso di loro, da anni all’estero, è finalmente tornato in città, ma si è chiuso in casa e non vuole saperne di uscire. Sarà così che il gruppo, come una vera squadra di salvataggio, proverà a fare breccia nella fortezza in cui è rinchiuso, fino a scoprire che le mura che imprigionano l’amico sono quelle dell’ansia e degli attacchi di panico.
Secondo l’OMS, sono milioni le persone che, oggi, si trovano imprigionate da queste mura. Mura che la Pandemia non ha fatto altro che rendere più insormontabili.
Come milioni di persone in tutto il mondo, Marco cercherà di liberarsi contando solo sulle proprie forze fino all’arrivo di Sara, l’unica che, con i suoi strani capelli ed il suo Xanax, riuscirà a mostrargli una possibile via di fuga. I due condivideranno le proprie paure in un vortice di amore e patologia che li porterà a rischiare la vita costringendo gli altri ad un ultimo e disperato salvataggio.
Mitologia e attualità si mescolano in “Argonauti e Xanax”, un viaggio avvincente in un presente sospeso tra panico e futuro, paure e sogni, amicizia e isolamento, un presente in cui è facile perdere la rotta senza lavoro di squadra. Un vero e proprio thriller teatrale sulla nuova era, quella dell’ansia.
“Panico. È l’esperienza del limite della vita. È la paura della paura”
In tempi come questi l’ansia è come l’aria, è l’habitat naturale delle nostre vite, è la premessa che non vedi, la “conditio sine qua non”. E anche quando non ne parliamo, ne stiamo parlando.
Nel poema epico “Le Argonau.che”, Apollonio Rodio narra di giovani eroi salpati alla ricerca di un tesoro inestimabile: il Vello d’oro. Oggi, però, i giovani Argonauti sembrano non salpare mai.
Come in un inverno perenne che non lascia intravedere la stagione delle partenze, sette ragazzi, ex compagni di liceo, si ritrovano per risolvere il mistero di un amico. Marco, il più brillante e ambizioso di loro, da anni all’estero, è finalmente tornato in città, ma si è chiuso in casa e non vuole saperne di uscire. Sarà così che il gruppo, come una vera squadra di salvataggio, proverà a fare breccia nella fortezza in cui è rinchiuso, fino a scoprire che le mura che imprigionano l’amico sono quelle dell’ansia e degli attacchi di panico.
Secondo l’OMS, sono milioni le persone che, oggi, si trovano imprigionate da queste mura. Mura che la Pandemia non ha fatto altro che rendere più insormontabili.
Come milioni di persone in tutto il mondo, Marco cercherà di liberarsi contando solo sulle proprie forze fino all’arrivo di Sara, l’unica che, con i suoi strani capelli ed il suo Xanax, riuscirà a mostrargli una possibile via di fuga. I due condivideranno le proprie paure in un vortice di amore e patologia che li porterà a rischiare la vita costringendo gli altri ad un ultimo e disperato salvataggio.
Mitologia e attualità si mescolano in “Argonauti e Xanax”, un viaggio avvincente in un presente sospeso tra panico e futuro, paure e sogni, amicizia e isolamento, un presente in cui è facile perdere la rotta senza lavoro di squadra. Un vero e proprio thriller teatrale sulla nuova era, quella dell’ansia.
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