In un piccolo paese del Tavoliere della Puglia, come ogni mattina, un’anziana bracciante si cinge il capo con un fazzoletto nero, si chiude la porta di casa alle spalle salutando una foto di Giuseppe Di Vittorio e s’incammina lungo il viale del paese, stringendo un mazzo di fiori freschi tra le mani: va verso il cimitero.
Una mattina la donna si accorge che in un angolo di terra sconquassato era stata piantata una croce con scritto: sconosciuto. Era stato seppellito un ragazzo straniero, probabilmente un bracciante stagionale col corpo martoriato. Nell’anziana bracciante riaffiorano i ricordi delle umiliazioni subite nei campi e in un gesto di pietà, tra l’incredulità dei compaesani, decide di dare una sepoltura da “cristiano” al quel ragazzo, vittima del nuovo caporalato, trasformando la tomba di uno sconosciuto in un sacrario dedicato ai caduti nella guerra nei campi.
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In un piccolo paese del Tavoliere della Puglia, come ogni mattina, un’anziana bracciante si cinge il capo con un fazzoletto nero, si chiude la porta di casa alle spalle salutando una foto di Giuseppe Di Vittorio e s’incammina lungo il viale del paese, stringendo un mazzo di fiori freschi tra le mani: va verso il cimitero.
Una mattina la donna si accorge che in un angolo di terra sconquassato era stata piantata una croce con scritto: sconosciuto. Era stato seppellito un ragazzo straniero, probabilmente un bracciante stagionale col corpo martoriato. Nell’anziana bracciante riaffiorano i ricordi delle umiliazioni subite nei campi e in un gesto di pietà, tra l’incredulità dei compaesani, decide di dare una sepoltura da “cristiano” al quel ragazzo, vittima del nuovo caporalato, trasformando la tomba di uno sconosciuto in un sacrario dedicato ai caduti nella guerra nei campi.
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