Mostro. Creatura leggendaria o soprannaturale. La parola proviene dal termine latino monstrum che indica essenzialmente l’apparire, il manifestarsi, il mostrarsi improvviso di qualcosa di straordinario, un segno, un prodigio; e deriva dal tema di monere: avvisare. Il mostro è un ammonimento, un avvertimento per l’uomo.
In presenza del mostro si avverte il pericolo, si tende a fuggire, a correre via a perdifiato.
Non ci si volta neanche a guardarlo perché è così spaventoso che non lo si vuole vedere, non resistiamo alla tentazione di chiudere gli occhi e sperare che forse, il mostro, ce lo siamo soltanto immaginato. Poi apriamo gli occhi e il mostro è ancora lì, ci ha seguiti, ci sta guardando.
Allora ci fermiamo, proviamo a ricambiare lo sguardo, lo osserviamo e ci pare di riconoscerne alcuni tratti, ci appare familiare. Forse è il tuo mostro, fa parte di te, forse il mostro sei tu.
Così, lo spavento diventa più grande e si tenta di nuovo la fuga, ma fuggire da sé è molto difficile, allora provi ad avvicinarlo, a parlargli, a chiedergli chi è e cosa vuole da te. Il mostro forse non parla la tua lingua e tu non parli la sua. La situazione allora diventa penosa.
Io sono il mostro e questa è la mia storia.
La creazione dello spettacolo porta con sé l’incontro tra artisti al loro primo gesto artistico comune. Si sono incontrati tra loro per dare appuntamento al mostro e invitarlo a danzare insieme a loro, insieme a voi.
Mostro. Creatura leggendaria o soprannaturale. La parola proviene dal termine latino monstrum che indica essenzialmente l’apparire, il manifestarsi, il mostrarsi improvviso di qualcosa di straordinario, un segno, un prodigio; e deriva dal tema di monere: avvisare. Il mostro è un ammonimento, un avvertimento per l’uomo.
In presenza del mostro si avverte il pericolo, si tende a fuggire, a correre via a perdifiato.
Non ci si volta neanche a guardarlo perché è così spaventoso che non lo si vuole vedere, non resistiamo alla tentazione di chiudere gli occhi e sperare che forse, il mostro, ce lo siamo soltanto immaginato. Poi apriamo gli occhi e il mostro è ancora lì, ci ha seguiti, ci sta guardando.
Allora ci fermiamo, proviamo a ricambiare lo sguardo, lo osserviamo e ci pare di riconoscerne alcuni tratti, ci appare familiare. Forse è il tuo mostro, fa parte di te, forse il mostro sei tu.
Così, lo spavento diventa più grande e si tenta di nuovo la fuga, ma fuggire da sé è molto difficile, allora provi ad avvicinarlo, a parlargli, a chiedergli chi è e cosa vuole da te. Il mostro forse non parla la tua lingua e tu non parli la sua. La situazione allora diventa penosa.
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