FUS è un progetto di Teatro dei Borgia nato dopo tre anni di laboratorio permanente sui temi del lavoro e dell’essere artisti. Lo spettacolo chiama direttamente in causa i cinque artisti in un’opera che parla di creazione, di ispirazione, di sfruttamento, ma soprattutto di un’arte che necessita di spazio e tempo per la ricerca, e della lotta per ottenerli in un sistema che premia esclusivamente la produttività.
Il momento performativo, ludico divertente e frammentario, è costruito saccheggiando strutture drammatiche alle opere di Anton Cechov, che vengono poi ricomposte con l’innesto di stralci del CCNL dello spettacolo (Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro) e del Decreto Ministeriale che istituisce il FNSV (Fondo Nazionale dello Spettacolo dal Vivo ex FUS).
In uno spazio teatrale denudato, ribaltato e reinventato, nel quale parte degli spettatori sono sulla scena e parte delle scene sono tra gli spettatori, si parte dalla condizione degli artisti per ragionare di opera e fatica, di ambizione e pigrizia, di ispirazione e sfruttamento, di stabilità e cambiamento come tratti intrinseci del rapporto tra umano e lavoro nella vita di tutti.
Di Cechov restano filosofia e sentimento, ma per carità: Via le Betulle!
FUS è un progetto di Teatro dei Borgia nato dopo tre anni di laboratorio permanente sui temi del lavoro e dell’essere artisti. Lo spettacolo chiama direttamente in causa i cinque artisti in un’opera che parla di creazione, di ispirazione, di sfruttamento, ma soprattutto di un’arte che necessita di spazio e tempo per la ricerca, e della lotta per ottenerli in un sistema che premia esclusivamente la produttività.
Il momento performativo, ludico divertente e frammentario, è costruito saccheggiando strutture drammatiche alle opere di Anton Cechov, che vengono poi ricomposte con l’innesto di stralci del CCNL dello spettacolo (Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro) e del Decreto Ministeriale che istituisce il FNSV (Fondo Nazionale dello Spettacolo dal Vivo ex FUS).
In uno spazio teatrale denudato, ribaltato e reinventato, nel quale parte degli spettatori sono sulla scena e parte delle scene sono tra gli spettatori, si parte dalla condizione degli artisti per ragionare di opera e fatica, di ambizione e pigrizia, di ispirazione e sfruttamento, di stabilità e cambiamento come tratti intrinseci del rapporto tra umano e lavoro nella vita di tutti.
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