La performance HIT ME! è costruita a partire da una playlist di canzoni strettamente legate a un dato biografico oggettivo della performer: i pezzi al vertice delle classifiche nel giorno del suo compleanno, in ordine cronologico dalla nascita a oggi. I migliori successi, ascoltati e ballati da tutti, rappresentativi di un’epoca, la incalzano uno dopo l’altro: pezzi che non ha scelto ma che la riguardano, canzoni che si ritrova addosso, maratona di una vita in cui buttarsi a capofitto in un’improvvisazione sempre diversa. Pezzi da cui, come spettatori, siamo colpiti a nostra volta nel sovrapporsi di evocazioni e rimandi.
La scena è costituita nell’economia di uno scarno set tecnico: una videocamera di fronte alla quale la performer torna ripetutamente; un videoproiettore; uno schermo su cui il suo volto appare. La playlist musicale è gestita live nella scelta di durate, tagli e pause, assecondando o spiazzando la performer. La consegna è di affacciarsi all’obiettivo, disponendosi ogni volta ad un ascolto “nuovo”: farsi attraversare dalla musica, facendo sì che ogni pezzo apra precisi immaginari corporei. Poi, nel compimento di un accumulo, lasciare che la danza scaturisca, dando corpo a un’intuizione, al di là di stereotipi o intenzioni coreografiche. Una volta che la danza immaginata si è pienamente realizzata, la performer tornerà alla videocamera. La sua presenza si alterna così tra la dirompenza del corpo vivo e la sospensione dell’immagine video che ne rivela e amplifica lo stato, tra concentrazione, sprofondamento, spossatezza, stupore. Un ritratto, che si offre e si ritrae. Un esporsi disarmato.
Nel tutto pieno forzato del pop si condivide l’attesa della prossima canzone, in una promessa di felicità sempre superata dalla canzone successiva. Tra improbabili repertori e anarchie di movimento, un’altra danza arriva e si incarna, a generare energie, derive e abbandoni, dentro e fuori dal tempo, tra kitsch e tragedia. O stando semplicemente con quel che c’è, a favore di un’inconcludenza che è propria della vita.
La performance HIT ME! è costruita a partire da una playlist di canzoni strettamente legate a un dato biografico oggettivo della performer: i pezzi al vertice delle classifiche nel giorno del suo compleanno, in ordine cronologico dalla nascita a oggi. I migliori successi, ascoltati e ballati da tutti, rappresentativi di un’epoca, la incalzano uno dopo l’altro: pezzi che non ha scelto ma che la riguardano, canzoni che si ritrova addosso, maratona di una vita in cui buttarsi a capofitto in un’improvvisazione sempre diversa. Pezzi da cui, come spettatori, siamo colpiti a nostra volta nel sovrapporsi di evocazioni e rimandi.
La scena è costituita nell’economia di uno scarno set tecnico: una videocamera di fronte alla quale la performer torna ripetutamente; un videoproiettore; uno schermo su cui il suo volto appare. La playlist musicale è gestita live nella scelta di durate, tagli e pause, assecondando o spiazzando la performer. La consegna è di affacciarsi all’obiettivo, disponendosi ogni volta ad un ascolto “nuovo”: farsi attraversare dalla musica, facendo sì che ogni pezzo apra precisi immaginari corporei. Poi, nel compimento di un accumulo, lasciare che la danza scaturisca, dando corpo a un’intuizione, al di là di stereotipi o intenzioni coreografiche. Una volta che la danza immaginata si è pienamente realizzata, la performer tornerà alla videocamera. La sua presenza si alterna così tra la dirompenza del corpo vivo e la sospensione dell’immagine video che ne rivela e amplifica lo stato, tra concentrazione, sprofondamento, spossatezza, stupore. Un ritratto, che si offre e si ritrae. Un esporsi disarmato.
Nel tutto pieno forzato del pop si condivide l’attesa della prossima canzone, in una promessa di felicità sempre superata dalla canzone successiva. Tra improbabili repertori e anarchie di movimento, un’altra danza arriva e si incarna, a generare energie, derive e abbandoni, dentro e fuori dal tempo, tra kitsch e tragedia. O stando semplicemente con quel che c’è, a favore di un’inconcludenza che è propria della vita.
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