“Quanto dura un minuto?
Quali sono i limiti del corpo?
Quanto può rallentare fino a toccare la più cosmica immobilità o perdere ogni definizione e trasformarsi in scia ultrarapida?
How to destroy your dance è una sfida contro il tempo dai toni pulp e il gusto ludico.
Un manuale per il boicottaggio di ogni decoro coreografico tra accelerazioni impossibili e slow motion estremi.
Un gioco al massacro senza finzione e senza risparmio dove i danzatori diventano wrestlers della relatività e lo spettacolo è messo a nudo dalla ritualità intima della preparazione alla scena alla distruzione di ogni artificio formale.”
Della permeabilità dei corpi. Di corpi che diventano luoghi.
Di geografie che traslocano segni. Del piegarsi verso est.
Di quello scarto percettivo che ti fa sembrare tutto simmetrico ma che poi non lo é mica.
Di quell’eccesso di visibilità che ti sposta di una diottria (ecco che le due spalle sono
diverse). Di quel piede appena più stretto nella scarpa. Di un certo ordine cardinale che
rimane lo stesso quando tutto cambia. Di uno stare appena scomodi (consenziente).
Di abitanti accelerati in una giungla di gesti. Di un eventuale temporale estivo.
Di questo discuteremo. Poi tutto dipenderà da tutto.
“Quanto dura un minuto?
Quali sono i limiti del corpo?
Quanto può rallentare fino a toccare la più cosmica immobilità o perdere ogni definizione e trasformarsi in scia ultrarapida?
How to destroy your dance è una sfida contro il tempo dai toni pulp e il gusto ludico.
Un manuale per il boicottaggio di ogni decoro coreografico tra accelerazioni impossibili e slow motion estremi.
Un gioco al massacro senza finzione e senza risparmio dove i danzatori diventano wrestlers della relatività e lo spettacolo è messo a nudo dalla ritualità intima della preparazione alla scena alla distruzione di ogni artificio formale.”
Della permeabilità dei corpi. Di corpi che diventano luoghi.
Di geografie che traslocano segni. Del piegarsi verso est.
Di quello scarto percettivo che ti fa sembrare tutto simmetrico ma che poi non lo é mica.
Di quell’eccesso di visibilità che ti sposta di una diottria (ecco che le due spalle sono
diverse). Di quel piede appena più stretto nella scarpa. Di un certo ordine cardinale che
rimane lo stesso quando tutto cambia. Di uno stare appena scomodi (consenziente).
Di abitanti accelerati in una giungla di gesti. Di un eventuale temporale estivo.
Di questo discuteremo. Poi tutto dipenderà da tutto.
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