Nella stazione di Modena, su di una scala che collega il binario al sottopasso, giace privo di sensi, uno straniero: la folla lo calpesta con le sue enormi valigie. In un locale a Bari vecchia uno straniero serve ai tavoli, indossa una maglietta su cui è scritto GUCCI, al collo porta un crocifisso enorme di oro. Entrambe le cose, maglietta e collier, sono falsi. Su una spiaggia della Puglia una donna fa il bagno col velo sotto gli occhi allibiti dei bagnanti. Scoppia un temporale improvviso nel centro di Roma e dopo qualche secondo una grande quantità di stranieri è pronta a venderti un ombrello. Mazzi di rose, ciabatte, pelli colorate, odori acri, occhi imploranti, barbe scure, urla. I mauritiani fanno i servizi, i cingalesi vendono le rose, gli africani maschi vendono le collanine, le nigeriane fanno le puttane, le donne dell’est sono badanti, le musulmane non lavorano perché i mariti non vogliono, i turchi fanno le pizze e il kebab, i marocchini lavano i vetri e fanno le rapine, i rom rubano e con i soldi si fanno i denti d’oro. Sono gli stranieri delle nostre città, ognuno incastrato nel ruolo che gli abbiamo assegnato. La loro specie qui, è condannata in perpetuo ad essere straniera. Chi ha rubato la marmellata? L’uomo nero. LOVE ME è uno spettacolo che parla di stranieri, di lavavetri e della barbara Medea, tutti intrappolati in ebeti e feroci luoghi comuni. Così stupidi da farci morire dal ridere, così feroci da farci vergognare. LOVE ME è una scritta negli occhi a un angolo di strada. LOVE ME è uno spettacolo che mette insieme due pezzi di Antonio Tarantino: l’inedito La Scena e Medea. L’autore descrive gli ultimi come pochi sanno fare, senza retorica, senza tabù, con violenza e amara ironia. La lingua che mette in bocca ai suoi protagonisti è una lingua cruda, che non subisce epurazioni, baluardo puro di aggressività e marginalità.
Licia Lanera
Nella stazione di Modena, su di una scala che collega il binario al sottopasso, giace privo di sensi, uno straniero: la folla lo calpesta con le sue enormi valigie. In un locale a Bari vecchia uno straniero serve ai tavoli, indossa una maglietta su cui è scritto GUCCI, al collo porta un crocifisso enorme di oro. Entrambe le cose, maglietta e collier, sono falsi. Su una spiaggia della Puglia una donna fa il bagno col velo sotto gli occhi allibiti dei bagnanti. Scoppia un temporale improvviso nel centro di Roma e dopo qualche secondo una grande quantità di stranieri è pronta a venderti un ombrello. Mazzi di rose, ciabatte, pelli colorate, odori acri, occhi imploranti, barbe scure, urla. I mauritiani fanno i servizi, i cingalesi vendono le rose, gli africani maschi vendono le collanine, le nigeriane fanno le puttane, le donne dell’est sono badanti, le musulmane non lavorano perché i mariti non vogliono, i turchi fanno le pizze e il kebab, i marocchini lavano i vetri e fanno le rapine, i rom rubano e con i soldi si fanno i denti d’oro. Sono gli stranieri delle nostre città, ognuno incastrato nel ruolo che gli abbiamo assegnato. La loro specie qui, è condannata in perpetuo ad essere straniera. Chi ha rubato la marmellata? L’uomo nero. LOVE ME è uno spettacolo che parla di stranieri, di lavavetri e della barbara Medea, tutti intrappolati in ebeti e feroci luoghi comuni. Così stupidi da farci morire dal ridere, così feroci da farci vergognare. LOVE ME è una scritta negli occhi a un angolo di strada. LOVE ME è uno spettacolo che mette insieme due pezzi di Antonio Tarantino: l’inedito La Scena e Medea. L’autore descrive gli ultimi come pochi sanno fare, senza retorica, senza tabù, con violenza e amara ironia. La lingua che mette in bocca ai suoi protagonisti è una lingua cruda, che non subisce epurazioni, baluardo puro di aggressività e marginalità.
Licia Lanera
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