È il 14 settembre del 1969, dopo una partita a Genova di un Cagliari che proprio quell’anno avrebbe vinto l’unico, storico scudetto. Gigi Riva va a trovare Fabrizio De André nella sua casa di Genova. Sembra un incontro tra due mondi lontanissimi e invece, nel silenzio che caratterizza la prima parte della serata, scorrono i pensieri di due randagi che, in campi e in modo diversi, hanno sempre scelto di stare dalla parte degli altri randagi…
In mezzo ai silenzi si snodano i punti di contatto di due universi che condividono la Sardegna, il popolo della Sardegna, il mare, i colori, il rosso e il blu, uno del Cagliari, l’altro del Genoa, il pubblico che li segue religiosamente, il calcio, la musica, le canzoni… Una in particolare… Quella “Preghiera in Gennaio” che Fabrizio scrive tornando dal funerale dell’amico Luigi Tenco. Una canzone che colpirà nel profondo Rombo di Tuono. Gigi la ascolta ossessivamente e ne vuole parlare con chi quella preghiera l’ha scritta.
Ancora silenzio, pensieri su ciò che è stato e ciò che sarà, scorribande temporali che il teatro ha la magia di rendere più vere del vero, la sera diventa notte… E i due cominciano a parlare…
E la notte diventa alba, entra in scena un “maître à penser” di Fabrizio, Georges Brassens, ispiratore anche di una certa propensione all’anarchia del più forte attaccante della storia del nostro calcio, scorrono parole e parole di canzoni, galoppate verso un sinistro che gonfia la rete o un inciso che entra nell’anima…
Quando le parole diventano di troppo Fabrizio regala a Gigi la sua chitarra, Gigi regala a Fabrizio la sua maglia numero 11.
I due si salutano, non si vedranno mai più. Forse, proprio per questo, un incontro diventa teatro.
È il 14 settembre del 1969, dopo una partita a Genova di un Cagliari che proprio quell’anno avrebbe vinto l’unico, storico scudetto. Gigi Riva va a trovare Fabrizio De André nella sua casa di Genova. Sembra un incontro tra due mondi lontanissimi e invece, nel silenzio che caratterizza la prima parte della serata, scorrono i pensieri di due randagi che, in campi e in modo diversi, hanno sempre scelto di stare dalla parte degli altri randagi…
In mezzo ai silenzi si snodano i punti di contatto di due universi che condividono la Sardegna, il popolo della Sardegna, il mare, i colori, il rosso e il blu, uno del Cagliari, l’altro del Genoa, il pubblico che li segue religiosamente, il calcio, la musica, le canzoni… Una in particolare… Quella “Preghiera in Gennaio” che Fabrizio scrive tornando dal funerale dell’amico Luigi Tenco. Una canzone che colpirà nel profondo Rombo di Tuono. Gigi la ascolta ossessivamente e ne vuole parlare con chi quella preghiera l’ha scritta.
Ancora silenzio, pensieri su ciò che è stato e ciò che sarà, scorribande temporali che il teatro ha la magia di rendere più vere del vero, la sera diventa notte… E i due cominciano a parlare…
E la notte diventa alba, entra in scena un “maître à penser” di Fabrizio, Georges Brassens, ispiratore anche di una certa propensione all’anarchia del più forte attaccante della storia del nostro calcio, scorrono parole e parole di canzoni, galoppate verso un sinistro che gonfia la rete o un inciso che entra nell’anima…
Quando le parole diventano di troppo Fabrizio regala a Gigi la sua chitarra, Gigi regala a Fabrizio la sua maglia numero 11.
I due si salutano, non si vedranno mai più. Forse, proprio per questo, un incontro diventa teatro.
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