Condotto per mano dall’attore in un ironico e istruttivo viaggio nel tempo – che ha inizio dalla culla della democrazia, l’Atene di 2500 anni fa – il pubblico approderà sorpreso a un oggi carico di contraddizioni e disuguaglianze, scoprendo o riscoprendo le tante imperfezioni, le storture, i camuffamenti delle democrazie del nostro tempo. Siamo qui riuniti o della democrazia imperfetta è uno spettacolo che parla ai ragazzi di politica in senso alto, con il rigore della ricerca storica e la profonda leggerezza del riso e dell’ironia.
Ma di quale politica si tratta? Di quella illustrata dalla radice della parola, di quella del senso etimologico come la intendevano i greci: non la gestione della cosa pubblica o del potere, ma l’essere o il saper diventare cittadini autentici, protagonisti attivi e critici del luogo abitato dagli uomini: la polis. Politoi quindi, uomini all’altezza dell’identità di animali sociali, destinati dalla natura a superare la dimensione individualistica per affrontare coraggiosamente il rapporto con l’altro. Quell’altro che nel presente è sempre più spesso qualcuno che viene da lontano, da altre polis, da altri mondi così differenti per lingua e per cultura. È in questo orizzonte di senso che la politica è la protagonista assoluta di questo spettacolo.
Sarà curioso allora avvedersi di come la Democrazia non sia una conquista acquisita, né d’altronde una sterile utopia, ma sia invece un tentativo in movimento, un’affascinante ipotesi di lavoro, una tensione ancora da agire. Tra i compagni di viaggio, un grazie particolare al greco Socrate, alla sua arte della parola come colloquio e percorso a due, come arricchimento interiore dise e dell’altro. E allo spagnolo Fernando Savater, che dopo Etica per un figlio ha gettato, con Politica per un figlio, uno sguardo ancora una volta acuto, penetrante e intenso sul rapporto tra generazioni.
Condotto per mano dall’attore in un ironico e istruttivo viaggio nel tempo – che ha inizio dalla culla della democrazia, l’Atene di 2500 anni fa – il pubblico approderà sorpreso a un oggi carico di contraddizioni e disuguaglianze, scoprendo o riscoprendo le tante imperfezioni, le storture, i camuffamenti delle democrazie del nostro tempo. Siamo qui riuniti o della democrazia imperfetta è uno spettacolo che parla ai ragazzi di politica in senso alto, con il rigore della ricerca storica e la profonda leggerezza del riso e dell’ironia.
Ma di quale politica si tratta? Di quella illustrata dalla radice della parola, di quella del senso etimologico come la intendevano i greci: non la gestione della cosa pubblica o del potere, ma l’essere o il saper diventare cittadini autentici, protagonisti attivi e critici del luogo abitato dagli uomini: la polis. Politoi quindi, uomini all’altezza dell’identità di animali sociali, destinati dalla natura a superare la dimensione individualistica per affrontare coraggiosamente il rapporto con l’altro. Quell’altro che nel presente è sempre più spesso qualcuno che viene da lontano, da altre polis, da altri mondi così differenti per lingua e per cultura. È in questo orizzonte di senso che la politica è la protagonista assoluta di questo spettacolo.
Sarà curioso allora avvedersi di come la Democrazia non sia una conquista acquisita, né d’altronde una sterile utopia, ma sia invece un tentativo in movimento, un’affascinante ipotesi di lavoro, una tensione ancora da agire. Tra i compagni di viaggio, un grazie particolare al greco Socrate, alla sua arte della parola come colloquio e percorso a due, come arricchimento interiore dise e dell’altro. E allo spagnolo Fernando Savater, che dopo Etica per un figlio ha gettato, con Politica per un figlio, uno sguardo ancora una volta acuto, penetrante e intenso sul rapporto tra generazioni.
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