Sul Rovescio è una raccolta di performance in cui sperimento le possibilità del movimento guidato “dal retro del corpo”. Non vedo dove sto andando e di fronte a chi sono. Percepisco lo spazio attraverso il tatto e l’animazione di una maschera posizionata sulla nuca: il mio doppio volto, una sorta Eaunus/Giano che incorpora in un unica figura il pupazzo e il manipolatore, per cui “Ho” il corpo e “Sono” il mio corpo;
La scrittura e l’interpretazione devono confrontarsi con la peculiarità della maschera di rovesciare la meccanica fisica del corpo: Devo specchiare continuamente la mia percezione per costruire una logica immaginifica, e una coerenza nell’animare il rovescio del corpo. Come se fossi nello spazio inaccessibile dello specchio, come se fossi dove non posso trovarmi. Questa fatica per rendere credibile la maschera modifica l’interpretazione e la narrazione. Perciò la maschera è una vera e propria protesi del mio corpo, ne modifica l’azione fisica e l’emissione vocale (catturata e elaborata dal musicista) ne deforma la logica fisica in posture deviate, in una confusione di direzioni e di rapporti fisici, in spinte, slanci e forze in conflitto, che spezzano la metrica del movimento, e allo stesso tempo io divento una parte della maschera, ne provoco le espressioni con la pressione della schiena, degli arti e con gli inciampi.
Sul Rovescio è una raccolta di performance in cui sperimento le possibilità del movimento guidato “dal retro del corpo”. Non vedo dove sto andando e di fronte a chi sono. Percepisco lo spazio attraverso il tatto e l’animazione di una maschera posizionata sulla nuca: il mio doppio volto, una sorta Eaunus/Giano che incorpora in un unica figura il pupazzo e il manipolatore, per cui “Ho” il corpo e “Sono” il mio corpo;
La scrittura e l’interpretazione devono confrontarsi con la peculiarità della maschera di rovesciare la meccanica fisica del corpo: Devo specchiare continuamente la mia percezione per costruire una logica immaginifica, e una coerenza nell’animare il rovescio del corpo. Come se fossi nello spazio inaccessibile dello specchio, come se fossi dove non posso trovarmi. Questa fatica per rendere credibile la maschera modifica l’interpretazione e la narrazione. Perciò la maschera è una vera e propria protesi del mio corpo, ne modifica l’azione fisica e l’emissione vocale (catturata e elaborata dal musicista) ne deforma la logica fisica in posture deviate, in una confusione di direzioni e di rapporti fisici, in spinte, slanci e forze in conflitto, che spezzano la metrica del movimento, e allo stesso tempo io divento una parte della maschera, ne provoco le espressioni con la pressione della schiena, degli arti e con gli inciampi.
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