Una vita relativa
Un detenuto di nome Alberto vedendo un documentario su A. Einstein resta incuriosito e affascinato dalla vita e dalla teoria del “tempo e dello spazio” del famoso scienziato. Albert diviene il suo amico immaginario, il suo confidente, l’amico sincero che non ha mai avuto, un compagno di cella a cui affidare le sue debolezze. La “relatività” del tempo gli dà la forza di resistere alla sua prigionia. Le parole gravità, luce, spazio, velocità diventano per lui metafora di vita . La leggerezza di uno slang dialettale fa emergere un testo denso di riflessioni, di intime emozioni; l’umorismo grottesco che ne scaturisce rafforza la comunicazione di contenuti filosofici e scientifici, che giungono allo spettatore in modo semplice ed efficace. Un viaggio nella vita quotidiana in un carcere che si apre al suo opposto e ci spinge alla consapevolezza che la legalità non può dipendere solo dal singolo, ma è anche figlia della reciprocità e di una responsabilità della società nella sua interezza.