IL MEDICO DEI PAZZI

Scarpetta porta in scena con cinismo quell’avvertimento del contrario che per Pirandello era la comicità. Dice di farlo solo per “l’amato pubblico” che assiste ai propri vizi e se ne sente ristorato. La giocosa spietatezza di Scarpetta reintroduce la catarsi del teatro. Ne il medico dei pazzi uno “straniero”, un babbeo, il cafone Sciosciammocca precipita nel mondo di città che lo circuisce e spiazza. É così che le legittime ma inesauste ambizioni dei cittadini finiscono per apparirgli come pericolose follie. Sottile satira di costume? Macché! È solo per riderne. La denuncia dei nostri vizi è un calembur, l’affanno delle nostre aspirazioni un intrattenimento. Triste per cui assolutamente divertente.

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