Alla fine dell’Ottocento in un piccolo villaggio della Danimarca vivono due anziane sorelle, Martina e Philippa. Figlie di un pastore protestante, decano e guida spirituale del posto, dopo la sua morte hanno ereditato la direzione della locale comunità religiosa respingendo le proposte di matrimonio e continuando a vivere una vita semplice e frugale, per aiutare i compaesani in difficoltà. Un giorno si presenta alla loro porta, stremata, la parigina Babette Hersan. Accolta dalle anziane signorine, si guadagna l’ospitalità facendo da governante e contribuendo all’attività di beneficenza. Una storia raccontata in una casa di fantasmi. Tutto è finito molto tempo fa, eppure il ricordo è vivissimo, come una fiamma di candela che scalda anche le notti più gelide. La storia di un “cupo mal di denti” che l’arte di una donna, venuta da lontano, scioglie miracolosamente. Un fiordo norvegese, una comunità religiosa ossessionata dal senso del peccato e dalla penitenza, la fuga precipitosa di tre donne: una dall’amore, la seconda dalla lirica, la terza dalla Comune di Parigi. Tutte nella stessa casa, secondo i capricci del destino. Il racconto capolavoro di Karen Blixen, reso famoso da un film di Gabriel Axel (premio Oscar nel 1988) trasposto per il teatro, alla ricerca della purezza cristallina delle emozioni potenti e livide create dall’immenso talento della grande scrittrice danese: il miracolo e l’invidia, la paura dei sentimenti, il batticuore, gli anni che passano, le occasioni perdute, i rimpianti. E, sopra a tutto, una riflessione sulla generosità dell’arte, che cambia la vita.