IL TARTUFO

Il teatro di Molière fa sorridere: ma la critica che egli muove al suo tempo, e soprattutto alla religione del suo tempo, è serissima, e anticipa prese di posizione che, con maggiore sistematicità, saranno sviluppate dai filosofi del Settecento. L’opera narra la storia di Tartufo, astuto impostore che, fingendosi un uomo pio dedito a Dio e al prossimo, cerca di raggirare il ricco Orgone per sposarne la figlia Marianna e impossessarsi dei suoi beni.
Irriverente e beffardo, il testo di Molière non solo rappresenta un irresistibile atto d’accusa contro il perbenismo e la falsità che permeava la società e le corti del suo tempo, ma costituisce ancora oggi un’irraggiungibile satira dell’ipocrisia umana, tanto è vero che da questa commedia deriva il sostantivo tartufismo, ovvero un comportamento da ipocrita. La messa in scena esalta la comicità dell’impostore. I protagonisti della commedia trascineranno lo spettatore in un vorticoso e sempre più delirante susseguirsi di gag comiche, in cui l’inquietudine, l’amore, la gelosia, la disperazione, l’invidia (e molto altro) si alterneranno destabilizzando e muovendo a loro piacimento i malcapitati personaggi descritti magistralmente dal grande maestro.

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