KLORE
Klore è una performance nata dall’esigenza di sottrarre la tradizione delle proprie radici e farla rifiorire nella contemporaneità. Punto di partenza è la tarantella lucana, sottile incantesimo mimico del corteggiamento amoroso. Il lavoro indaga il folklore, smussando le forme più serrate della tradizione, discostandosi e reinventando.
A seguire
(e poi entrarono i cinghiali)
(E poi entrarono i cinghiali) è un urlo, liberatorio ed eccessivo. Che dalle profondità del polmone corre lungo la trachea, invade le corde vocali e muta. L’esagerazione diventa uno strumento di affermazione e di ricerca sulla libertà, coinvolgimento e partecipazione alla celebrazione dell’ambiguità. Tutto è fame di una sensazione indefinita. È spazio d’indagine sui sé diversi. È luogo di molteplicità, pluralità e possibili equivoci. L’aria acquisisce un suono, viene interpretata, percorre epiglottide e faringe ed uscendo dalle labbra prende colore e timbro. Il corpo si trasforma, cassa di risonanza e palcoscenico di questo urlo.
(E poi entrarono i cinghiali).