CENERENTOLA – Across The Universe

“ Avete mai confuso il sogno con la vita? O nascosto qualcosa come un ladruncolo qualsiasi? Vi siete mai sentiti impauriti come davanti ad una  strega? O creduto che i vostri oggetti come per magia si muovessero e invece erano fermi? Forse aveva ragione mia madre. Forse sognavo e basta. Forse erano gli anni 80. O magari ero o mi sentivo una CENERENTOLA. ”Così si presenta la protagonista della storia, come una ragazza interrotta dalla presenza di una madre “troppo buona”, e ci racconta della bontà che diventa identica alla cattiveria, quando presume di sapere ciò che è giusto o sbagliato, quando non riesce a lasciare spazio per vivere. Ripercorrendo i passi di Cenerentola, incontrando i personaggi della storia che si animano nella sua stanza e   che prendono sostanza, forma e colore dalla tappezzeria delle pareti e dagli oggetti di uso quotidiano, la protagonista gioca, sogna e modifica la sua vita. La fiaba suggerisce una via di uscita: quale che sia il contesto difficile che si vive, il domani, si può essere certi, porta sorprese. Ed è per questo che vale la pena tentare, sognare, per incontrare i mille fatti del caso e della realtà.         

LA CAPRA BALLERINA

La Capra ballerina è una tipica fiaba della tradizione regionale italiana dedicata al mondo infantile con uno schema narrativo arricchito da infinite varianti e colpi di scena. Nella fiaba si narra la storia di una vecchina che, dimenticando la porta di casa aperta, ha una brutta sorpresa al suo ritorno: una grossa capra è entrata in casa e ha chiuso la porta. Alcuni animali della campagna, un bue, un asino, un vitello, giunti in aiuto della vecchietta non riescono ad aprire la porta. Che fare? Quando tutto sembra oramai perduto ecco che un uccellino, furbo e coraggioso, riesce a risolvere la situazione in modo chiaro e gioioso. La morale è semplice: per combattere la prepotenza non bisogna mostrarsi intimoriti, la forza non serve a nulla contro l’intelligenza. Nella messa in scena grande importanza avrà la definizione degli animali-personaggi, infatti ognuno verrà realizzato a partire da una maschera della Commedia dell’Arte.

PINOCCHIO BAMBINO CRESCIUTO BURATTINO

“Pinocchio Bambino Cresciuto Burattino” è uno spettacolo di denuncia. Pinocchio, nato bambino, incontra da subito i personaggi della sua storia, della sua vita, con i quali si instaura una relazione asimmetrica: tutti vogliono dare il loro contributo alla crescita di Pinocchio e nessuno è completamente disposto ad ascoltare le sue esigenze. Le vicende dello spettacolo hanno significato inverso rispetto a quelle del testo di Collodi. Pinocchio non cercherà la redenzione per diventare bambino ma compirà un percorso di consapevolezza. Geppetto, Mangiafuoco, il Gatto e la Volpe, la Fàtina cercheranno progressivamente di mettergli addosso un progetto di educazione ma alla fine Pinocchio si renderà conto di quanto sta accadendo a lui e agli altri bambini come lui e si ribellerà, chiedendo di essere ascoltato e di essere considerato.

NIENTE DA DICHIARARE?

Rappresenta il teatro comico di fine ‘800 e inizi ‘900 che è caratterizzato dalla fioritura di vere e proprie “macchine” comiche. In questa commedia osserviamo un insieme di personaggi che, nonostante i vizi e le ipocrisie, risultano simpatici proprio per le “magagne” che combinano. Essi agiscono all’interno di alcune convenzioni sociali che vengono, però, disattese di nascosto. Questo contrasto tra regole pubbliche e imbrogli privati é la premessa di molteplici situazioni ricche di equivoci, espresse in un testo divertente e piccante ma affrontato con un linguaggio misurato e di buon gusto. La signora ed il sig. De Rosa, famiglia dell’alta borghesia, realizzano un matrimonio favoloso per la figlia primogenita con un ricco nobile uomo e desiderano tanti nobili nipotini. Ma non hanno fatto i conti con un maledetto doganiere

CENERE’

Un grande classico del teatro italiano rivisitato ed adattato attraverso una partitura teatrale che nulla toglie alla forza evocativa dell’originale. Una sfida complessa in cui gli spunti di modernità si affacciano prepotenti attraverso le caratteristiche umane dei personaggi insite nella drammaturgia. Un racconto che, attraverso la grande capacità espressiva di un linguaggio popolare, rivela in sé la forza estrema di una storia universale.

BAR FLORIDA

Immaginabili frequentatori di un qualche “bar Florida”, tipico di molti paesini dell’Italia degli anni della ricostruzione e del boom economico, attraversano la scena e abitano il bar dandogli vita. L’artista, l’uomo strambo del nord, il meccanico chiacchierone e nostalgico del sud, compongono e descrivono, con l’ironia e la saggezza impastata di dolore della gente più umile, la memoria di un’intera nazione, muovendosi tra scenografie sospese e spazi che non sono solo del palcoscenico. Tra loro il poeta, che insieme alla banda musicale trasforma in storie narrate quei frammenti di vita che esprimono il senso di appartenenza ad una comunità che è luogo e storia insieme, e dunque memoria, “paese”, per dar vita ad un racconto più che mai attuale, in cui chi narra è anche narrato. “Io intanto – è il poeta a parlare – mi lascio andare. Nessuno ci fa caso. È solo un momento…. di due bambini che si raccontano canzoni, di un marito che accontenta la moglie, di una figlia che ritorna a casa, di tre versi che sono dimore / su una striscia / di mare.”.

BUKOWSKI

Io non sono Bukowski. Charles non era Bukowski. E nessuno sarà mai Bukowski. C’è qualcosa nascosto, protetto dai litri di alcol che marciscono nel fegato, dalle scopate, dalle perversioni e l’odio per un mondo pieno di figli di puttana. Qualcosa di così puro che può appartenere solo a un angelo. Ma gli angeli non esistono, e se esistono hanno le ali di carta che si bagnano alla prima goccia di pioggia. Esiste, invece, una notte che divide il mito dello scrittore dal fragile ubriacone perdente. Una notte sola. Soltanto lui e il suo piccolo uccello azzurro nel cuore. Una notte con Hank.

I RAGAZZI IRRESISTIBILI

I due protagonisti della commedia di Neil Simon, giustamente giudicato uno dei maggiori scrittori americani degli ultimi cinquant’anni, sono due anziani attori di varietà che hanno lavorato in coppia per tutta la loro vita dando vita ad un duo diventato famoso come “I ragazzi irresistibili” e che, dopo essersi separati per insanabili incomprensioni, sono chiamati a riunirsi, undici anni dopo, in occasione di una trasmissione televisiva che li vuole insieme, per una sola sera, per celebrare la storia del glorioso varietà americano. In scena vediamo i due vecchi attori che, con le loro diverse personalità, cercano di ricucire quello strappo che li ha separati per tanti anni nel tentativo di ridare vita ad un numero comico che li ha resi famosi. Le incomprensioni antiche si ripresentano più radicate e questa difficile alchimia è il pretesto per un gioco di geniale comicità e di profonda melanconia. Certi scambi di battute e situazioni esilaranti sono fonte non solo di comicità ma anche di uno sguardo di profonda tenerezza per quel mondo del teatro che, quando vede i suoi protagonisti avviati sul viale del declino, mostra tutta la sua umana fragilità. Umberto Orsini e Franco Branciaroli si ritrovano insieme per ridare vita a questo testo, che in questi anni è diventato un classico, nel tentativo di cogliere tutto quello che lo rende più vicino al teatro di un Beckett (Finale di Partita) o addirittura a un Cechov (Il Canto del Cigno) piuttosto che a un lavoro di puro intrattenimento. In questo omaggio al mondo degli attori, alle loro piccole e deliziose manie e tragiche miserie, li affianca la regia di Massimo Popolizio che ritrova nei due protagonisti quei compagni di strada coi quali ha condiviso tante esperienze tra le più intense e significative del teatro di questi anni.

CALLAS, CALLAS, CALLAS

Nel centenario della nascita della Callas l’omaggio di COB Compagnia Opus Ballet diretta da Rosanna Brocanello, ha una particolare valenza anche per l’originalità che l’ha ispirato: affidare a tre giovani, e già affermati, coreografi dal linguaggio contemporaneo, una creazione a serata, che rifletta la loro personale visione della leggendaria artista, senza però volerla raccontare descrivendola. Tre sguardi differenti, quindi, tre approcci e restituzioni in danza che il bel titolo Callas, Callas, Callas, già evidenzia. Titolo che è anche un invito, per lo spettatore, a scoprire o ritrovare tra le pieghe di un movimento o la coralità dell’ensemble, tra le sonorità elettroniche o i frammenti di arie celebri disseminati nell’architettura coreografica, tra una luce o un costume che sagoma gesti e posture, la propria Callas. O magari un’altra, inedita, che la danza astratta può suggerire, evocare, imprimere nell’atmosfera e nella memoria. Di sicuro riconosceremo, contaminate o appena palesate, tre celebri arie: da Tosca, Norma, Carmen.