MIMÌ DA SUD A SUD

Un viaggio da Sud a Sud, sulle note delle canzoni di Domenico Modugno, quelle legate alla Sicilia, a una terra che lui ha adottato perché, come gli disse Frank Sinatra “Fingiti siciliano!La Sicilia la conoscono tutti, tutti sanno dov’è e poi il dialetto è molto simile al tuo, al pugliese. Fingiti siciliano e conquisterai il mondo!”.Un viaggio quotidiano verso una terra straniera chiamata palcoscenico, una terra da dovere raggiungere e conquistare. Le aspirazioni di un uomo del Sud chiamato Mimì ma che potrebbe avere mille nomi diversi, una storia fatta da mille storie, che si incrocia con quella del suo interprete scorrendo su linee parallele che, sovvertendo ogni regola, si incontrano in uno spettacolo in cui Mario.Incudine e Domenico Modugno ci raccontano un mondo che cambia, che lotta, che sogna, che sfida convenzioni e stereotipi.Mimì siamo noi. Ogni giorno che passa. Noi di Ieri. Noi di Oggi. Noi di Domani.Noi che desideriamo volare ma che non sempre sappiamo di avere le ali per poterlo fare.

LA CHEMMEDIE VOLTAD A LA BARESE

Lo spettacolo è un progetto pluriennale di letture dantesche in recital, il primo dei quali fu inserito nel festival per le celebrazioni del 750° anniversario della nascita del Poeta, “Dante, L’Immaginario”, organizzato dall’Università di Bari “Aldo Moro”.I Reading, divisi in tre tappe annuali, comprendono i canti più rappresentativi dell’Inferno, del Purgatorio e del Paradiso con i titoli rispettivamente di “Fatti non foste a viver come bruti”, “E canterò di quel secondo regno” e “L’amor che move il sole e l’altre stelle” letti in lingua dantesca e poi in dialetto barese nella traduzione di Gaetano Savelli.

MANIGOLD

Lo spettacolo si sviluppa attraverso un originale percorso teatrale e visuale fuori dai canoni classici, ricco di suoni vocali, dove a predominare sono la fantasia e la comicità. Non ci sono lunghe trame, ma piccole storie accomunate da una sottile tensione morale unita alla voglia di stupire per condurre in un mondo di magia senza tempo, con un’unica finalità: emozionare e trasmettere gioia di vivere al pubblico. Lo spettacolo, oltre ad essere una dimostrazione di abilità nelle arti teatrali (voce, pantomima e teatro di figura), è frutto di uno studio decennale nel mondo del clown e delle altre arti sceniche e si sviluppa attraverso un originale percorso visuale fuori dai canoni classici, dove a predominare sono la fantasia e la comicità. Il variété, oltre ad essere una dimostrazione di abilità nelle arti teatrali (voce, pantomima e teatro di figura), è frutto di uno studio decennale nel mondo del teatro visuale e delle altre arti sceniche.

OPLÀ CLOWNS

Un allegro furgone colorato, il Clown Ludobus, porterà con sé tanta allegria, bizzarri clowns e tanti divertenti giochi circensi. I bambini saranno coinvolti attivamente, diventando i veri protagonisti dell’evento. Partendo dal gioco e dall’apprendimento attivo e nel rispetto reciproco delle regole, della convivenza e dell’ascolto, i bambini, coinvolti nelle animazioni e nelle attività ludico espressive, saranno stimolati ad essere veramente spontanei diventando a loro volta piccoli clown.

I COLORI DELL’ANIMA (Vincent Van Gogh)

Lo spettacolo (in tour ininterrotto da trenta anni) è liberamente tratto dall’epistolario “Lettere a Theo”, una testimonianza universale di fine ottocento, tra le più commoventi, all’altezza dei testi più elevati. Dal forte impatto emozionale, in un intreccio serratissimo tra arte e vita, la rappresentazione, sorretta da una certosina ricerca condotta anche in Olanda, è un suggestivo viaggio interiore nell’uomo-pittore Van Gogh, uno dei protagonisti più sconcertanti e più autentici dell’arte moderna. La sua unicità, come ha scritto il drammaturgo, attore e saggista Antonin Artaud ne “Il suicidato della società”, è nel riuscire a fare emergere dal cuore della pittura, qualcosa che va oltre l’opera, ne oltrepassa la natura aprendo una dimensione altra rispetto a quella del quadro. La sua estrema lucidità ci permette “di vedere più lontano, infinitamente e pericolosamente più lontano, del reale immediato e apparente dei fatti”. E nella scrittura delle lettere all’amatissimo fratello Theo ritroviamo gli stessi elementi, la stessa urgenza, energia, motivazione: Vincent scrive come dipinge! Si resta affascinati dalla tavolozza di tutti i colori della sua anima, dalla sua disarmante nudità, da quel profumo di autenticità e di verità umana che preesiste al pittore ed è la base prima della sua grandezza artistica.

NON È VERO MA CI CREDO Compagnia Teatrale A.Ge.A.

Questa divertente commedia del 1942 è uno dei capolavori meglio riusciti di Peppino De Filippo, tanto che nel 1052 divenne un divertentissimo film, ed ancora oggi è molto rappresentato: il suo tema conduttore è la superstizione. Molti di noi, si sa, hanno i loro portafortuna, oppure fanno piccoli rituali, che ci fanno sentire più tranquilli e sicuri quando ci troviamo ad affrontare le diverse prove quotidiane. Ma, purtroppo, c’è chi di questi amuleti e rituali ben auguranti ne fa una ragione di vita! E questo è proprio il caso del protagonista della commedia, il ricco industriale napoletano Gervasio Savastàno.   Egli è letteralmente schiavo della sua superstizione, tanto da farne una vera ragione di vita. Oltre a farne le spese sua moglie Teresa e sua figlia Rosina, ne è ingiustamente vittima un suo impiegato, il ragioniere Belisario, licenziato in tronco da Gervasio che lo considera uno iettatore. La superstizione del commendatore Gervasio Savastàno non conosce limite né pazienza. Corna facendo e rifacendo, tutto sembra congiurare contro di lui e i suoi affari: i venerdì, i gatti neri, quello iettatore patentato annidato fra i suoi dipendenti. Savastàno non sa più che fare, o forse sì?

CIPRIA

Cipria incarna, nella sua protagonista Lora DuMond, l’essenza della femminilità, la Diva, l’eroina di sé stessa… il riscatto femminile, la femmina folle, l’assassina in un’esplosione di sensualità e comicità senza peli sulla lingua, e inaspettata saggezza.

IL PADRE DELLA SPOSA 

Lo spettacolo descrive, in modo a tratti grottesco, quelle che sono le preoccupazioni e i maneggi di un padre del tutto impreparato al fatto che la sua unica figlia possa convolare a giuste e felici nozze. Il distacco fisico, che avrebbe visto padre e figlia lontani, e la presenza amorosa del fidanzato nonché futuro marito Manfredi, vengono interpretati come un allontanamento anche dal punto di vista affettivo. È per questo motivo che, complice anche il poco preavviso della decisione delle nozze da parte dei due giovani innamorati, Giovanni (padre della sposa) mette in atto i più improbabili sotterfugi per impedire il matrimonio e screditare Manfredi agli occhi di sua figlia, Katy. Nella trasposizione teatrale dell’Associazione Culturale Teatro Adelfia ACTA, attraverso la riduzione e adattamento scenico del regista Antonio Di Benedetto, il plot viene, per certi versi, calato in quella che è l’attualità del mondo wedding del nostro territorio barese, compreso ciò che concerne l’organizzazione di una festa nuziale. Il tutto si traduce in due atti densi di scene esilaranti, costellate da personaggi improbabili.

TRAPPOLA PER TOPI – il cielo di carta

Una scena pensata come uno spazio onirico, senza tempo e ristretto. Non vi è l’ambientazione naturalistica e borghese di un salotto ma viene sperimentato uno spazio total white che ingoia i protagonisti come in quadro, in un meccanismo ad orologeria dove tutte le azioni sono studiate e programmate e danno una veste ad una storia di relazioni di coppia dinamiche e delittuose di tipo contemporaneo ma dal sapore antico. Infatti “Trappola per topi” non è altro che la madre di tutti i gialli, i crimini ed i delitti in quanto è il nome della messa in scena di teatro nel teatro che compie Amleto per smascherare l’assassinio del padre e da questa fonte originaria e ancestrale si sviluppa l’idea. La manipolazione che i personaggi compiono su se stessi e sull’altro ricordano un carillon che muove verso una violenta dissacrazione della coppia. Forse non è possibile salvarsi, forse è solo possibile adeguarsi…… Da moderna commedia noir tentiamo di entrare in una tragedia antica, quella della guerra di coppia, che tocca i temi dell’abbandono, della salvezza e del possesso, con una messa in scena a tratti clownesca per dipingere il divertimento di grottesco in pochi passaggi estremi. Un misterioso incidente. Lui chi è? E chi è sua moglie? Com’era la loro vita di coppia? E se qualcuno mentisse? Attraverso il serrato dialogo e i continui colpi di scena si fa strada una verità inattesa. Lo spettatore si trova continuamente spiazzato. A chi bisogna credere?? Le luci sempre più crepuscolari e le musiche sempre più ossessive, i suoni ed i rumori delle azioni ci porteranno in un mondo dove mentire è chiaramente un gioco.

IO & MIRYAM

Helene, ballerina e cantante dei Night Club nella Berlino a cavallo tra gli anni ’30 e ’40, si ritrova, anni dopo, a chiudere la sua carriera dilaniata dai ricordi di un amore “speciale” stroncato dalla follia nazista. Prima della sua ultima esibizione, in preda al tormento e alla difficoltà ad intonare le canzoni della scaletta in programma, decide di raccontare la sua storia d’amore con Miryam, ballerina e cantante come lei, con cui si esibiva in quel periodo. Tutto nasce nella complicità artistica ma che, pian piano, evolve in passione e sentimento: un sentimento che non era previsto dal regime che nel frattempo aveva preso il potere in Germania. Non previsto, soprattutto, se Miryam è anche ebrea. Per questo entrambe vengono deportate e separate ad Auschwitz e di Miryam, perderà le tracce. Non si perderanno, invece, i ricordi della crudeltà, della violenza e della sopraffazione del genocidio in atto. Nel racconto, Helene, attraversa tutte le tappe del loro amore e del suo epilogo, attraverso i brani che ne caratterizzavano le loro performance artistiche nei Night Club berlinesi. Nel finale, il greve sentimento, sfocia in un drammatico J’Accuse al genere umano. Quasi come un PM impietoso, Helene elenca gli stermini di massa che hanno preceduto e seguito la Shoah: una lista politicamente corretta e terrificante. L’amore totale, puro, cristallino, che trascende gli eventi, diventa un vessillo, un simbolo della lotta a qualsiasi forma di omofobia e di discriminazione razziale. E Miryam? Sarà riuscita a sopravvivere come Helene, salvata e riportata alla vita, dall’arrivo dei carri armati russi?