NUNCA MAS

Lo spettacolo “Nunca mas” denuncia, al di là dei fatti, l’incontro-scontro della memoria storica con il mondo di chi crede di saper interpretare la verità, senza però porsi il problema del dolore dei martiri morali, chiamati a dover espiare un ulteriore e ancor più tragico senso di colpa. Un cast di 5 attori diretti dal regista Mimmo Capozzi mette in scena un dramma psicologico che non conosce filtri o momenti di pausa. Una tensione crescente che toglie il fiato, fa arrivare il cuore in gola e pone interrogativi, leciti, su una vicenda storica fatta di tanti dubbi e poche certezze: quella dei desaparecidos d’Argentina, la scabrosa vicenda verificatasi a cavallo tra gli anni ’70 e ‘80 dei circa 40.000 argentini “desaparecidos”, fatti sparire dalla dittatura militare per divergenza di idee.
CHI HA PAURA DI ALDO MORO

È passato quasi mezzo secolo dal rapimento di Aldo Moro, dalla sua morte e dall’eccidio della scorta in Via Fani. In questa piéce teatrale si rivivranno sul palco quei 55 giorni. Non è una fredda ricostruzione, ma un racconto inedito fatto da un punto di vista umano, puntando lo zoom della ipotetica macchina da presa della scrittura, su ciò che negli uomini e nelle donne protagonisti di quei fatti, da entrambe le parti, si mosse. E allora ci sarà il borgo in cui crebbe Barbara Balzerani, ci sarà Francesco Zizzi perso tra i suoi ricordi d’infanzia, ci sarà il fragore dei cancelli delle carceri materiali e morali che vengono chiusi e poi riaperti solo dietro la promessa di un pentimento e poi la negligente e scriteriata, con dolo o con colpa, linea della fermezza, che condannò Moro ad una morte sicura. Si tenterà di dare un senso o un non-senso ai tanti dubbi posti dalla Commissione parlamentare. Si parlerà di un partito che fu disconosciuto e ritenuto dal suo stesso presidente il responsabile principale della sua morte. E si tenterà di riannodare il filo con quella generazione che, da una parte e dall’altra della barricata, sconta ancora oggi lutti e dolore.
FAMILIA
Familia è un’opera originale che vede protagonista Dino La Cecilia, insieme ad altri interpreti. L’attore, sarà accompagnato live da musicisti che attraverso una serie d’improvvisazioni sonore, scandiranno la partitura narrativa di un monologo articolato in “frame”, episodi interlacciati. Lo spettacolo narra con una cifra stilistica molto contemporanea, evocativa e a tratti lucidamente amara, la storia della crisi sentimentale di una giovane coppia, da cui si dipanano delle riflessioni di ampio respiro sulla famiglia attuale. Attraverso la propria storia, il protagonista, dà espressione alle tensioni più profonde dei rapporti uomo/donna e genitore/figlio, cercando di mettere a fuoco soprattutto il drammatico smarrimento dei bambini cresciuti in contesti sociali disfunzionali. Innocenti, indifesi i figli sono, infatti, costretti a subire le scelte di adulti, e allo stesso tempo esposti, nel percorso di crescita, al pericolo di inseguire stereotipi sbagliati che spesso sfociano in comportamenti criminosi. I cambiamenti socio economici, tra cui industrializzazione avanzata, inurbamenti, la messa in crisi dei valori tradizionali, l’evolversi dell’informatica, la partecipazione di milioni di persone ai social media, hanno determinato mutamenti importanti nell’esperienza culturale del nostro paese. Pensiamo all’ingresso nella società dei consumi, al cambiamento nella gestione dei ruoli maschile e femminile. Se tutto questo ha portato ad un’emancipazione delle persone e anche ad una migliore qualità di vita, la velocità e l’esasperazione di alcuni cambiamenti hanno comportato una serie di criticità inaspettate e quindi difficilmente contenibili.
LA PROFEZIA DI KOLTÈS

La luce del giorno stana un’umanità di stranieri emarginati, una fauna impegnata nella dura lotta per la sopravvivenza, senza scrupoli né remore. In questo scenario di solitudini e sopraffazioni, di traffici e violenze, Koltès ambienta i temi che gli sono cari: l’arroganza del ricco Occidente, la fame disperata degli ultimi, lo scontro tra due mondi. Con decenni di anticipo, il drammaturgo francese, scomparso prematuramente nell’89, prefigura la cronaca tragica di questi giorni. Se pensiamo che il testo è stato scritto alla fine degli anni ’70, c’è qualcosa di davvero profetico. Quarant’anni fa l’autore aveva intuito che la mescolanza di culture, tradizioni, migrazioni, sarebbe stata una miscela esplosiva, al punto da scatenare il terrorismo.
CREPE

Un viaggio nello spazio-tempo. La morte è il filo-conduttore di questa storia sociale, moderna e vicina ai più deboli. In un quartiere povero. Stefano, Anna e Antonio sono “amici di infanzia”. Seppur non si frequentano. All’inizio dello spettacolo Antonio uccide un uomo; Stefano, uomo retto, e poliziotto, trova Anna e le chiede dove sia Antonio. Poche persone possono nasconderlo. Convince Anna offrendole dei soldi, sapendo che li spenderà in droga. Anna rivela a Stefano la posizione di Antonio, ma mente. Stefano la pedina, trova Antonio, lo insegue… si sente uno sparo. Non si sa chi ha sparato a chi. Stefano si risveglia una settimana prima, il giorno dell’omicidio, nel corpo di Antonio. Ora che Stefano è in Antonio ha solo un obiettivo: evitare l’omicidio, e cercare di tornare sé stesso. Compiendo, nel mentre, tanti errori. Così inizierà il viaggio nella vita di un amico sfortunato e dimenticato, un viaggio temporale che continuerà a ripetersi sino a quando il protagonista (Stefano nei panni di Antonio) non riuscirà a immedesimarsi totalmente nell’uomo che lo sta ospitando: compiendo le stesse azioni che avrebbe compiuto lui. Solo quando l’immedesimazione sarà totale, Stefano potrà tornare stesso. Fra strozzini, datori di lavoro che non pagano, malattia, sparatorie, discriminazioni, paure, e solitudini: conosceremo un po’ meglio alcune vite e alcuni personaggi socialmente dimenticati o emarginati.
LA FEDRA DOVE SI RIDE E SI MUORE

La Fedra dove si ridee si muore è una tragicommedia, in prosa e versi, che reinterpreta la Fedra di Seneca, ambientandola in una famiglia criminale contemporanea. Tra dinamiche di potere e vendetta, Don Teseo è un boss in crisi, Ippolito un giovane spietato, e Fedra una donna che trama la sua rivalsa. Un’idea che fonde commedia e tragedia, nata dalla collaborazione con il compianto professor Cipriani, Professore ordinario di Lingua e Letteratura Latina presso l’Università di Foggia.
IL SINDACO PESCATORE 2025

Raccontiamo e soprattutto ricordiamo la storia di un eroe normale, Angelo Vassallo, sindaco di Pollica, ucciso il 5 settembre 2010. Un uomo normale e straordinario in una regione malata e straordinaria come la Campania. Un uomo che ha sacrificato con la sua vita l’impegno di amministrare difendere e migliorare la sua terra e le sue persone. La sua opera di uomo semplice, onesto e lungimirante attraverso l’inizio della sua carriera politica, i successi straordinari ottenuti sul campo del Cilento nell’ottica del Bene Comune, compresa l’operazione Dieta Mediterranea assunta grazie a lui a Patrimonio dell’Unesco, fino al suo tragico epilogo.
CUERDAS DE AMERICA

CUERDAS TRIO interpreta diversi percorsi musicali che spaziano dalla musica popolare alla musica classica, alle composizioni proprie. Il suo repertorio è infatti costituito da continui incontri e intrecci musicali che si esprimono sia attraverso una strumentazione originale che accosta la chitarra classica ed elettrica al charango, sia attraverso l’interpretazione dei tanti ritmi ed espressioni colte e popolari che caratterizzano le diverse culture musicali dei paesi latinoamericani di lingua spagnola. La proposta musicale del Cuerdas Trio si proietta, inoltre, verso una totale libertà nella composizione, attraverso sonorità e armonie che propongono una ricerca timbrica del tutto personale e originale. CUERDAS TRIO per l’occasione incontra la voce della soprano Angela Cuoccio il cui eclettismo musicale regalerà al pubblico preziosissimi brani del repertorio delle grandi cantanti americane.
TRANS

Trans è un caleidoscopio irriverente che narra della nostra società e dei suoi protagonisti più arditi, di chi rifiuta l’ordinarietà dei costumi, di chi andando oltre ha cercato di scoprirsi diverso o forse semplicemente di conoscersi. Questo attraversamento da una dimensione ad un’altra, dal vecchio mondo al nuovo, non investe solo chi percorre un viaggio di trasmutazione interiore e di consapevolezza di sé, ma tutta quell’umanità disorientata e angosciata che si snatura passivamente sotto le deformità della tecnica e del progresso, che si crede ancora opulenta e libera consumatrice e che risulta invece solo misera e consumata. Questo viaggio vorticoso nella nostra contemporaneità avverrà attraverso la potenza occulta di antichi simbolismi, che uniscono opposizioni e contraddizioni in immagini oniriche ancora vivide. I tempi che cambiano ci insegnano che siamo tutti trans, volenti di esserlo o incoscienti di poterne sfuggire. Sotto la fascinazione lunare la coppia di Gemelli-Amanti vive l’atto amoroso e si assopisce nell’oscurità delle tenebre. Durante la notte si presenta l’ermafrodito Belzebù che, svegliando uno dei due Gemelli-Amanti, lo seduce e lo porta via con sé. Il Gemello-Amante ancora dormiente si sveglia e cade nella disperazione per aver perso il suo Amato e per aver perso sé stesso. Segue il viaggio del Gemello-Amante alla ricerca di sé e della parte gemella mancante, affrontando con l’aiuto della divina Sofia e del divin Amore gli umani inganni nelle forme di bulimia, narcisismo e apatia che gli presenta Belzebù.
NANNERL. L’ultima nota

Nannerl Mozart, sorella maggiore di Wolfgang Amadeus, era una musicista straordinaria che fu condannata al silenzio da un mondo dominato dagli uomini. In un’epoca in cui il talento femminile era relegato nell’ombra, Nannerl ha vissuto la sua arte come una prigione dalla quale osserva da lontano il fratello diventare leggenda. “Quando ho incontrato Nannerl, la sua storia mi si è appiccicata addosso. C’è stata subito una grande attrazione. Raccontare la sua vita, le sue emozioni è diventata per me un’urgenza. Raccontare la sua storia è stata uno stimolo forte per continuare a comporre musica. Sono grata a Nannerl.” I.S. Con le sue note e le sue parole, Irene Scardia riporta in vita questa figura sconosciuta ai più, trasformando il palcoscenico in un ponte tra passato e presente. Non solo uno spettacolo, ma un’esperienza emotiva. Tra melodie struggenti e monologhi vibranti, Irene Scardia ci accompagna in un racconto che diventa riflessione e speranza.